Forse non è il mondo ad essere sbagliato. Forse sono io che non capisco. C’è qualcosa che mi rende diverso dagli altri. Più tempo passa però più quel qualcosa diventa una maledizione.
Certe volete vorrei essere come le altre persone. Essere qualcuno che sa perfettamente come funziona il mondo. Invece ogni volta mi ritrovo qui, su questa sedia di legno, solo e al buio. Penso. Mi domando: ma come fanno loro? E ogni volta non ho una risposta. Resto qui, seduto, apatico, in silenzio. Non faccio nulla. Alla fine non penso neanche più di tanto. I pensieri corrono veloci, mi attraversano la mente in meno di qualche secondo. Il resto del tempo resto fermo. Sono io da solo coi miei demoni. Demoni che io stesso ho creato e che non riesco a sconfiggere.
E la colpa? È solo mia la colpa. È inutile che continuo a dire che è il mondo che non va, che sono gli altri a non capire, è tutto falso. Il problema sono io.Anni fa dissi che le mie crisi erano finite, che ormai mi ero lasciato tutto alle spalle. Adesso sto peggio di allora. Non ho fatto progressi, forse sono regredito. Volevo dare un senso a quello che facevo ogni giorno. Ho finito col perdere me stesso e quelli che sarebbero potuti essere degli anni fantastici.
Forse mi è servito. Adesso so dove ho sbagliato. Posso cambiare, lo sto già facendo. Ma mi sembra di girare attorno al problema. E alla fine sono ancora seduto qui, più confuso di prima. C’è stato un tempo dove anche nei momenti più bui sentivo che esisteva una via d’uscita. Oggi guardo quelle rovine che sono i miei ultimi anni di vita e capisco che anche quella certezza è svanita.
È mia la colpa. Sono solo un frustrato che scarica sul mondo le proprie responsabilità. Lo ammetto. Ma continuo a non trovare una strada. Questo mea culpa è fine a sé stesso. Non ho ottenuto nulla da questa riflessione. Solo un’immagine patetica della mia autocommiserazione.
Non so, forse spero ancora che qualcuno venga a consolarmi. Forse dentro di me sono ancora un ragazzino immaturo che cerca qualcuno a cui aggrapparsi.
Non voglio pietà. Non voglio comprensione. Non so neanche io cosa voglio. Perché scrivo queste cose. Perché lascio che qualcuno le legga. Non ottengo nulla da tutto ciò, eppure continuo a farlo. Ho ventidue anni e mi sento come un vecchio centenario che si guarda indietro e si lascia travolgere dai rimpianti.
La cosa peggiore è che mi resta ancora tanto da vivere. Potrei distruggere i miei prossimi anni come ho fatto con questi appena trascorsi. Sembra che l’unica certezza nella mia vita sia questa maledetta sedia…